Scuola calcio | Coach Ghedini
Coach Giovanni Ghedini
2011 Olgiata – 2016/’17/’18 Olgiata
Essere un punto di riferimento per tanti ragazzi in età evolutiva e poter divenire un modello educativo che valore assume a livello personale e professionale per te?
“Per poter essere un buon allenatore di settore giovanile devi essere prima di tutto un educatore. Lo dico con grande consapevolezza perché tutto il mio percorso sportivo e lavorativo è sempre stato sostenuto da questo principio. Chi ha la fortuna di allenare, di stare con i giovani deve tenere presente che educare viene prima di insegnare: se educhi, anche l'apprendimento avviene più velocemente e con consapevolezza e rimane per la vita perché diventa uno stile di vita. In questi undici anni di professionismo ho visto come educare dando l'esempio, trasmettendo il rispetto di regole precise facilita l'apprendimento e il divertimento. Rispetto per i compagni, per tutti i componenti dello staff, per tutta la struttura dove ci si allena e per tutti gli addetti ai lavori in una società, sono le prime regole fondamentali da trasmettere come educatore sportivo. Abbiamo una fortuna incredibile perché lo sport è la forma educativa più grande che conosco, gioire per una vittoria, allenarsi per essa, sudare e fare sacrifici in allenamento sono tutti passaggi obbligatori che educano non solo i bambini ma anche gli uomini. Abbiamo una grande responsabilità che vedo, però, assolutamente come una grande fortuna!”
Il calcio inteso come culla dei sogni o come dimora per crescere le future generazioni?
“Tutti gli sport in generale sono la culla dei sogni di ogni bambino e bambina dove, nel rapporto con gli allenatori, ognuno di loro possa esprimere tutta la loro gioia e desiderio di divertirsi. L'allenatore ha la responsabilità di creare un luogo di formazione e sviluppo delle capacità sportive e umane lavorando in un luogo positivo e bello. Ogni bambino che dà un calcio al pallone ha prima di tutto il desiderio di gioire e divertirsi, successivamente di poter imitare i propri campioni. Un grande maestro mi diceva ‘regala un pallone a un bambino e lo farai felice’, da papà posso dire che è proprio così. Abbiamo la fortuna di poter far vedere alle nuove generazioni che impegnarsi, allenarsi con gioia e sacrificio diventa una scuola di vita che potrà servire loro anche in altri ambiti. In questo diventa fondamentale anche il rapporto sincero che si crea tra la società e le famiglie. L'obiettivo di questo rapporto è quello che il proprio bambino o bambina che fa sport diventi un uomo o donna che un giorno possa essere un esempio positivo per altri bambini o bambine”.
Cosa significa per te essere all’Olimpus Roma?
“Questo rapporto con l’Olimpus nasce in modo un po’ inaspettato, dopo anni di professionismo e sette anni in questa grande città ho deciso di fare calcio in modo sano e con formazione. Ho conosciuto Fabio Eleuteri ad una cena anni fa in un famoso torneo. Quando ho saputo che era lui il responsabile, vista anche la vicinanza da casa, ho deciso di chiedergli di poter lavorare per lui. Mi sono sentito subito voluto come tecnico e come uomo, metterò a disposizione della società tutta la mia esperienza ‘rubata’ in cinque anni di Milan e sei anni di Lazio. Capisci che una società ha valori umani e sportivi attraverso le persone che ci lavorano e posso dire che l'Olimpus è questo!”